Domenica 24 luglio 2022 si celebrerà in tutta la Chiesa universale la
II Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani. Il tema scelto dal Santo
Padre per l’occasione intende sottolineare come i nonni e gli anziani siano
un valore e un dono sia per la società che per le comunità ecclesiali.
La Giornata di quest’anno si colloca in un tempo particolare, segnato in maniera inaspettata dalla guerra. Nel messaggio, il Santo Padre riconosce un legame tra l’esaurirsi della testimonianza di chi ha vissuto la seconda guerra mondiale e il risorgere del conflitto in Europa.
È il motivo per il quale Egli invita i nonni e gli anziani ad essere “artefici della rivoluzione della tenerezza” e a vivere in maniera particolarmente intensa la preghiera per la pace, in Ucraina e non solo. La missione che il Santo Padre affida agli anziani in questo particolare frangente, manifesta come Egli ritenga che i nonni e gli anziani abbiamo una propria particolare vocazione che li rende una parte rilevante del santo Popolo fedele di Dio. È questa la vera alternativa alla cultura dello scarto: non si tratta di compiere un gesto di carità o elemosinare un trattamento un po’ migliore, ma dell’affermazione della centralità degli anziani nella società e dei nonni nella famiglia.
La vecchiaia, certamente, impone ritmi più lenti: ma non sono solo tempi di inerzia. La misura di questi ritmi apre, infatti, per tutti, spazi di senso della vita sconosciuti all’ossessione della velocità. Perdere il contatto con i ritmi lenti della vecchiaia chiude questi spazi per tutti. È in questo orizzonte che ho voluto istituire la festa dei nonni, nell’ultima domenica di luglio. L’alleanza tra le due generazioni estreme della vita – i bambini e gli anziani – aiuta anche le altre due – i giovani e gli adulti – a legarsi a vicenda per rendere l’esistenza di tutti più ricca in umanità. Ci vuole dialogo fra le generazioni: se non c’è dialogo tra giovani e anziani, tra adulti, se non c’è dialogo, ogni generazione rimane isolata e non può trasmettere il messaggio. Un giovane che non è legato alle sue radici, che sono i nonni, non riceve la forza – come l’albero ha la forza dalle radici – e cresce male, cresce ammalato, cresce senza riferimenti. Per questo bisogna cercare, come un’esigenza umana, il dialogo tra le generazioni. E questo dialogo è importante proprio tra nonni e nipoti, che sono i due estremi. Immaginiamo una città in cui la convivenza delle diverse età faccia parte integrante del progetto globale del suo habitat. Pensiamo al formarsi di rapporti affettuosi tra vecchiaia e giovinezza che si irradiano sullo stile complessivo delle relazioni. La sovrapposizione delle generazioni diventerebbe fonte di energia per un umanesimo realmente visibile e vivibile. La città moderna è tendenzialmente ostile agli anziani (e non per caso lo è anche per i bambini). Questa società che ha questo spirito dello scarto e scarta tanti bambini non voluti, scarta i vecchi: li scarta, non servono e li mette alla casa per anziani, al ricovero… L’eccesso di velocità ci mette in una centrifuga che ci spazza via come coriandoli. Si perde completamente lo sguardo d’insieme. Ciascuno si aggrappa al proprio pezzetto, che galleggia sui flussi della città-mercato, per la quale i ritmi lenti sono perdite e la velocità è denaro. L’eccesso di velocità polverizza la vita, non la rende più intensa. E la saggezza richiede di “perdere tempo”. Quando tu torni a casa e vedi il tuo figlio, tua figlia bambina e “perdi tempo”, ma questo colloquio è fondamentale per la società. E quando tu torni a casa e c’è il nonno o la nonna che forse non ragiona bene o, non so, ha perso un po’ la capacità di parlare, e tu stai con lui o con lei, tu “perdi tempo”, ma questo “perdere tempo” fortifica la famiglia umana.
È necessario spendere il tempo – un tempo che non è reddituale – con i bambini e con i vecchi,
perché loro ci danno un’altra capacità di vedere la vita.