Infine, chi è grato ha il “desiderio di ricambiare”. La gratitudine innesca un movimento inarrestabile, accende un volàno. Ricambiare, d’altronde, non è soltanto sinonimo di restituire in maniera corretta e perfettamente simmetrica (ancora una volta in modo socialmente accettabile), ma è l’ingresso in un cerchio in cui dare e ricevere crescono per contagio d’amore. La gratitudine è l’amore nella sua necessità infinita. Poiché la restituzione di qualcosa che sia più del semplice bene ricevuto è l’atto che permette al bene di rimanere in circolo e all’amore di non consumarsi nella memoria e in uno stile di “conservazione”
L’avidità, se ben intesa, non è il contrario della generosità, ma della gratitudine.
Poiché chi è grato sa che ha già (per grazia) più di quanto ha meritato e, spesso, chi è generoso a questo non pensa, credendo che il valore stia nel donare e non nel riconoscere quello che si riceve. Ci sono persone generose che però non sanno essere grate, poiché la loro generosità, paradossalmente, non riesce neppure ad accorgersi dell’altro. Chi è grato, invece, vive della relazione di scambio, della presenza dell’altro come necessità.
