L’”uomo più grande nato da donna” finì solo, in una cella scura del carcere, per il capriccio di una ballerina vanitosa, l’odio di una donna diabolica, e la corruzione di un re indeciso.
Il Battista muore, da martire. Non un martire della fede – perché non gli viene chiesto di rinnegarla – ma un martire della verità. Egli infatti è un uomo “giusto e santo”, messo a morte per la sua libertà di parola e la fedeltà al suo mandato.
È un martire, che lasciò che la sua vita venisse meno, meno, meno, per dare il posto al Messia.
“Il più grande finì così!”: ma Giovanni sapeva che doveva annientarsi: “Lui deve crescere, io invece diminuire”. E lui “si è diminuito fino alla morte”. Giovanni ha fatto vedere Gesù ai primi discepoli, indicandoLo come la Luce del mondo, e lui, intanto, si è spento pian piano, fino all’oscuro di quella cella, nel carcere.
La vita ha valore solo nel donarla, nel donarla nell’amore, nella verità, nel donarla agli altri, nella vita quotidiana, nella famiglia. Sempre donarla. Se qualcuno prende la vita per sé, per custodirla, come il re nella sua corruzione o la signora con l’odio, o la fanciulla, la ragazza, con la propria vanità – un po’ adolescente, incosciente – la vita muore, la vita finisce appassita, non serve.
