Monica ha atteso la conversione di Agostino quattordici anni, senza mai perdere la fede.
Suo figlio ha riabbracciato il Signore dopo una vita sregolata e anti cristiana. Entrambi hanno dovuto attendere “i tempi di Dio”
Dio hai i suoi tempi, che sono diversi dai nostri
Dio l’ha educata nella sofferenza, in un’attesa durata lunghi quattordici anni, mentre il figlio proseguiva nel suo percorso lontano dall’ideale cristiano, e immerso tra manicheismo e neoplantonismo.
Ma Dio ha i suoi tempi, che quasi mai coincidono con i nostri.
Perché non sono soltanto le vie e i pensieri del Signore a non coincidere con le nostre vie e i nostri pensieri (Is 55,8-9), ma anche i tempi; e perciò ci educa con la sua correzione, perché siamo figli amati da Lui.
Certo, la correzione ci fa sanguinare: «È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati» (Eb 12,7.11).
L’arrivo di Dio nelle loro vite
Con fatica e pazienza, santa Monica prima e sant’Agostino poi, hanno imparato ad attendere i tempi di Dio. Monica ha dovuto accettare che il figlio sbagliasse e pagasse anche per i suoi errori, prima che le sue preghiere venissero esaudite e si convertisse.
Agostino ha ammantato quel tumulto interiore che lo ha portato a sperimentare di tutto e di più, prima di approdare nel porto di Dio.