Sant’Agostino scriveva che per fare il cristiano sul serio ci voglio tre virtù. La prima è l’umiltà, la seconda l’umiltà, la terza l’umiltà. Questo ci dice questo grande Dottore della Chiesa: sempre l’umiltà. Io vorrei chiedere con voi a Maria di renderci veramente umili, precari della nostra vita, dipendenti da Dio come lei. E questa umiltà mi piacerebbe che la vedessimo soprattutto in tre ambiti: verso se stessi, verso il prossimo e verso la storia. L’umiltà verso noi stessi è tanto importante: non siamo supereroi e non possiamo “violentare” la vita costringendoci a essere sempre all’altezza di risolvere tutti i problemi. Se noi pensassimo questo cadremmo nel delirio. Manca l’umiltà nella nostra vita. Mancanza di umiltà verso se stessi è anche intristirsi sognando stili di vita che non possiamo permetterci. Allora dire quello che siamo è umiltà. Quanto è bello avere una idea domestica di noi stessi, un’idea non troppo alta, un’idea semplice, familiare. Siamo delle creature, confessiamolo! Siamo abituati a confessare i peccati ma abituiamoci anche a dire “sono una semplice creatura”. Quindi l’umiltà verso noi stessi… che Maria ci aiuti a viverla.
Poi c’è l’umiltà verso il prossimo che è tanto grande: significa veramente smetterla di manipolare gli altri. Se io sono creatura anche l’altro ha il diritto di essere creatura. Gli altri non esistono per diventare come li vogliamo noi. Questo grande comandamento “Ama il prossimo tuo come te stesso” va proprio in questa direzione, cioè riconosce agli altri gli stessi diritti che hai tu. Gli altri hanno diritto di sbagliare, sono limitati come lo sono anche io. Quanto è bella questa umiltà, ci permette di vivere in pace, di eliminare le tensioni, i litigi, le fratture. E poi l’umiltà verso la storia. La storia non è il luogo del mio personale eroismo, ma è il luogo della santità di Dio. La storia contiene il racconto della sua fedeltà nei nostri confronti.
Spesso invece la maltrattiamo con il vittimismo: “La vita non mi ha dato ciò che meritavo, la vita è stata ingiusta con me…”. Non è possibile vivere così. Che il Signore ci aiuti ad eliminare la lamentela: “Dovevo fare strada io, non questo, non quell’altro buono a nulla”.
L’umiltà che piace a Dio, che lo fa innamorare della creatura, è legata all’essere serva, “ha guardato l’umiltà della sua serva”. Quindi i nomi di Maria sono chiari per la sua vocazione: “piena di grazia” e “serva”. Nella Bibbia, il termine “serva” non ha nessun significato dispregiativo. Pensiamo al “servo” di Isaia, che è “eletto da Dio”. Oppure a un amministratore delegato di una casa, anche questo nella Bibbia è detto “servo”. Attualizzando allora, chi è il servo? È la persona di fiducia, non è un burattino senza testa. Maria è serva in questo senso, è la donna di fiducia di Dio. Dio si fida di Maria perché è umile.
L’arroganza non ispira fiducia, l’umiltà di chi vive nella verità sì. Questo ispira fiducia.
E questa alleanza tra umiltà e affidabilità ci deve accompagnare nella nostra vita. Nella Chiesa, il vero cristiano affidabile è colui che si confessa peccatore, chi non finge, chi parla senza problemi della sua pochezza. E allora per servire il Signore ed essere suoi affidabili amici, io direi di specializzarci tutti in umiltà. Iscriviamoci a questo corso quest’anno; quello dell’umiltà del Vangelo.
Perché è la più grande competenza per poter lavorare nel Regno di Dio.