“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati”.
Davanti al comandamento nuovo, siamo in presenza non solo di una parola che esprime l’uomo Gesù tutto intero, ma siamo di fronte anche a una delle più alte sintesi a cui l’umanità è giunta. L’amore di un essere umano per un altro è forse la prova più ardua per ciascuno di noi, la testimonianza più alta di noi stessi; l’opera suprema di cui tutte le altre non sono che la preparazione.
Riconosciamolo, questo comando di Gesù ogni volta in più che lo ascoltiamo ci pare un’impresa impossibile, di fronte alla miseria di cui è fatto il nostro amore coniugale, fraterno e perfino quella convivenza sociale che ha nome solidarietà, ospitalità, aiuto.
Oppure, quando ci sforziamo di interiorizzarlo, il comandamento nuovo ci può anche far paura e atterrire; invece i comandi di Gesù devono essere per noi ragione di gioia. Come, infatti, non credere che, se il Signore risorto ci comanda di amarci come lui ci ha amati, è perché lui sa non soltanto che possiamo amarci, ma che lo possiamo in quel preciso modo, il suo.
Ecco il Vangelo della risurrezione: noi umani sì, siamo esseri mortali, ma possiamo amarci come Cristo ci ha amati. Ecco il cuore della fede pasquale. Confessare di essere risorti con Cristo significa credere che possiamo amarci come lui ci ha amati.
Don Giuseppe