Con la parola “resistenza” non si vuole indicare solo l’opposizione che fa fronte a forze che impongono la loro presenza nella società o al resistere in forma passiva alle avversità della vita, ma s’intende l’atteggiamento perseverante che mostra l’uomo virtuoso, ricco di fortezza. Si può resistere alle minacce, alle paure, ma anche alla noia o al disgusto dell’esistenza stessa, perché non si è forti se si attacca per primi o perché ci si sa difendere bene e a testa alta, ma si è forti nel comprendere i propri limiti e nell’accoglienza paziente di quelli degli altri.
In tal senso, alla resistenza si affianca naturalmente la pazienza, come facoltà umana che ha la capacità di reagire adeguatamente alle avversità mediante un atteggiamento sobrio.
“Egli mi ha detto: Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce offerte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Corinzi 12,9-10)