Cosa significa salito al cielo?

Che significa dire che Gesù è salito al cielo? La risposta è nello stesso Vangelo: Fu assunto in cielo, cioè sedette alla destra di Dio. Gesù non entra in un «luogo», ma in una « dimensione » nuova, dove non hanno più senso le nostre espressioni « sopra », « sotto », « davanti », « dietro ». Andare in cielo, significa andare a Dio; essere in cielo, significa essere presso Dio. Il cielo non c’è, ma si forma nel momento stesso in cui la prima creatura giunge definitivamente a Dio; il cielo si forma, dunque, con la risurrezione e l’esaltazione di Cristo. Gesù non è asceso a un cielo già esistente, ma è andato a formare il cielo: “Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi porterò con me, perché siate anche voi dove sono io”. Il cielo è, dunque, il corpo del Cristo risorto con il quale andranno a ricongiungersi e a fare massa, per formare un solo Spirito con lui, tutti i salvati.
Il cielo è quel «tempio» misterioso di cui si parla nell’Apocalisse, che è l’Agnello stesso ucciso e in piedi, il tempio distrutto e ricostruito.

Ma l’Ascensione attesta anche che egli è con noi. Egli è andato al Padre ed egli tornerà (allo stesso modo che è salito, dice l’angelo agli apostoli); ma egli è ancora e già con noi (« ancora », rispetto alla prima venuta dell’Incarnazione, « già », rispetto alla seconda venuta, perché l’escatologia e già Iniziata con la risurrezione). Resta con noi, lo pregarono i due discepoli di Emmaus, ed egli è rimasto davvero: Io sono con voi tutti i giorni, lino alla fine del mondo. Certo, non è la presenza di prima; Cristo è morto nella carne, ma vive nello Spirito: la sua non è più, dunque, una presenza secondo la carne, ma secondo lo Spirito. Questa nuova presenza è addirittura preferibile alla prima, tanto che Gesù può dire: E’ bene che io me ne vada, perché lo Spirito venga a voi. In questa nuova condizione, egli infatti può farsi presente a ogni uomo, in ogni punto della terra e della storia, non solo ai suoi contemporanei giudei; egli è il contemporaneo di ogni uomo e di ogni generazione; è nostro contemporaneo! La festa dell’Ascensione ci dà modo di riaccendere ogni anno di nuova luce la più grande certezza della nostra vita: Gesù è vivente ed è ancora con noi! E la nostra più grande speranza: Noi andremo a stare con lui presso il Padre! Chiunque ha questa speranza in lui – scrive l’apostolo san Giovanni – purifica se stesso Non solo purifica se stesso, ma chiunque ha questa speranza non resta a guardare verso il cielo, come fecero quel giorno gli apostoli; traduce piuttosto questa speranza in impegno e in testimonianza: “Allora essi partirono si legge a conclusione del Vangelo di Marco e predicarono dappertutto”.
Andiamo anche noi con umiltà, sapendo in che vasi portiamo questa speranza, ma andiamo con coraggio.