Potremmo vivere questo periodo, della pandemia, come una ripartenza per conoscere meglio Gesù Cristo. Quanti desideri legittimi o prospettive auspicabili nella vita odierna, frammenti che potremmo far diventare il tutto. Certamente appartengono alla totalità della nostra vita: ma noi siamo, come ogni essere umano, una domanda totale, ricercatori del senso ultimo di tutto. Assolutizzare un frammento, gonfiare un particolare è creare degli insoddisfatti. “Cerco il tuo volto, Signore!”. Cerchiamo insieme, come comunità cristiana, Colui, unico e grandioso, che è al fondo delle cose più belle e più buone. Dove e come trovarlo?
Non sottovalutiamo, non accantoniamo immediatamente le proposte di vita cristiana che ci vengono “offerte”. Non sono altro che opportunità che danno possibilità alla voglia di immenso che abbiamo nel cuore; per la voglia di verità, non di cose o di quantità, per la voglia di sapere che esiste nella nostra mente. Riporto una poesia di un poeta russo, morto nel 1984 a 58 anni: era in campo di concentramento da quando ne aveva 21. Ha scritto poesie incidendole con un chiodo arrugginito sui sacchi del cemento fatti a pezzi, perché il potere non gli dava neanche la carta e la penna per scrivere. Il poeta è Valentin Sokolov: “Tutti vogliono una cosa sola: strapparti la bandiera. Ti convincono che non devi combattere, tanto c’è sempre da fare, tanto: a letto, a teatro, in cucina, sull’amaca, al ristorante, nel calduccio di casa tua. E, poi, a loro sei utile per ingrossare il numero, per nascondere quel Dio che sentono e temono: a letto, a teatro, in cucina, sull’amaca, al ristorante, nel calduccio di casa tua. Ma quando in faccia gli getti il tuo scherno e libero te ne vai e bello e forte, come potranno sapere a letto, a teatro, in cucina che vi sono ancora degli uomini innamorati del cielo?”.
Noi desideriamo appartenere alla generazione degli uomini che cercano Dio. Desideriamo appartenere alla generazione degli uomini a cui non bastano le cose, ma vogliono il senso delle cose. Mi augurio che nella comunità cristiana possiate trovare l’opportunità di incontrare Gesù Cristo, quale risposta alle domande. La parrocchia ne parla come della grande presenza nella vita ordinaria e quotidiana, perché in Lui abbiamo trovato risposta alla voglia di immenso.
Proviamo a fare un passo in avanti per cercare di definire meglio questo desiderio. Dio entra nel discorso umano come una parola, ma poi diventa una presenza, una compagnia. Quanto viene proposto non vuole essere una verità astratta: la voglia di immenso, è la voglia di un “tu”, di un’amicizia, di uno che sta dinanzi alla nostra grandezza e alla nostra povertà; di uno che ci prende come siamo, con il grande desiderio di vita che abbiamo dentro.