Uno sguardo d’amore

Ai “14enni” che professeranno pubblicamente la loro fede

Nel vangelo di Marco troviamo un episodio che parla dell’incontro di un tale con Gesù, il quale gettatosi in ginocchio domandò al Maestro : “Che cosa devo fare per avere la vita eterna ?”
Questa pagina evangelica ha incanalato il mio pensiero ai ragazzi di 3 media e di 1 superiore e alla loro libera scelta di Professare pubblicamente la propria fede nella propria comunità parrocchiale.
“Che cosa devo fare ?”
La domanda tradisce una visione mercantile della salvezza, come se essa fosse un bene commerciale.
Chi professa pubblicamente la propria fede, testimonia e manifesta il desiderio di fare nella sua vita un grande salto di qualità, di cambiare orizzonti e stile: una religiosità non solo praticante, ma credente.
Il praticante è colui che, come il ricco del Vangelo, può osservare tutti i precetti, ma senza amore e senza gioia. E’ l’uomo del dovere in vista di un premio da conseguire o di una punizione da scongiurare.
E’ l’uomo del calcolo, non dell’abbandono fiducioso. Non vorrei che la professione di fede fosse solamente questione di impegni e di responsabilità da assumere. La fede nasce e si alimenta solo da un’esperienza d’amore.
E’ un’avventura che nasce da un incontro, da una presenza, da uno sguardo : “Gesù, fissatolo, lo amò”.
Il desiderio e il coraggio di professare pubblicamente la propria fede dipende anzitutto da questo sguardo d’amore che nessuno può dire di meritare. L’iniziativa è sempre di Dio.
“Che cosa devo fare ?”.
All’inizio non c’è un fare. All’inizio c’è l’esperienza totalmente gratuita di uno sguardo di tenerezza.
A te che ti stai preparando alla professione di fede ti domando: ti sei accorto dello sguardo di Gesù ?
Penso proprio di sì.
E’ un segno di speranza, un’aria nuova di freschezza e di giovinezza, che dà vitalità alla nostra fede adulta, tante volte un po’ stanca e triste, che dà vigore ai nostri ritardi, che dà un futuro sereno alla nostra comunità.
Professare o riscoprire o ripensare alla propria scelta di fede, è chiedere al Signore di diventare credenti e non solo praticanti. Il credente è colui che, conquistato dallo sguardo di Cristo, si mette in cammino.
Dove porterà questo cammino ? Non gli è dato saperlo. Sa soltanto che quell’amicizia è preferibile ad ogni altro bene.
Affidiamo al Signore e alla Vergine Maria, siamo all’inizio del mese a Lei dedicato, i ragazzi e le ragazze della nostra comunità che professeranno pubblicamente la loro fede. Preghiamo per tutta la gioventù e per ciascuno di noi. Presentiamoci al Signore a mani vuote, perché solo le mani vuote si aprono alla grazia.
“Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna ?”.
“Apri le mani, presentami mani vuote, mani di povero, e sarai ricco di Dio”.
Questa è la nostra scelta di fede quotidiana.