Con cuore di Padre

Breve riflessione nell’anno di San Giuseppe

Ogni vero amore è tale solo se libera e lascia liberi.
L’amore che possiede non è amore, è egoismo travestito da amore.
La teologia chiama “amore casto” l’amore capace di essere libero dal possesso. La castità quindi è la capacità di amare liberi dal possesso.
In questo senso, Giuseppe è castissimo. Nessuno più di lui ha saputo amare senza usare la logica predatoria di voler tenere per sé ciò che ha amato. Lo si capisce da almeno due cose: accogliere la gravidanza di Maria, lasciandosi quindi deludere nelle sue aspettative, e l’episodio di Gesù dodicenne che rimane a Gerusalemme senza che Maria e Giuseppe se ne accorgano. Quella “perdita” è prova del fatto che Giuseppe sa amare Gesù fino al punto di lasciarlo libero di seguire una strada non tracciata da loro.
Quado lo ritrovano è Maria a parlare: “Tuo padre e io angosciati ti cercavamo”.
Giuseppe non interviene e incassa la risposta di Gesù: “Non sapevate che dovevo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ancora silenzio da parte di Giuseppe.
È il silenzio di chi accetta di soffrire nell’amore.
Infatti, l’amore casto è l’amore che accetta che l’altro sia diverso dalle nostre aspettative. È amore che accetta che l’altro sbagli. È amore che sa perdonare. È amore che sa farsi da parte perché l’altro divenga pienamente sé stesso. È amore che sa tacere. È amore che viene a cercarti.
È amore che ti riprende con sé.
È amore che cammina accanto a te.