Provo a farmi con sincerità una domanda: è più giusto dire che non ho tempo per pregare oppure non desidero pregare? Non ho tempo perché la mia giornata è già strapiena di impegni.
Alcuni di questi impegni li ho scelti io; ho deciso io di organizzarmi così la giornata.
Certo, il lavoro, i doveri più elementari, gli impegni più sacrosanti sono fissi nella mia agenda ed è giusto che sia così. Ma dove possibile, organizzo il mio tempo in base ad una scala di valori: dedico il tempo libero a ciò che ritengo più importante e più desiderabile. Se la preghiera non trova spazio nella mia giornata, il motivo più semplice è questo: la preghiera non è per me un valore essenziale, capace di farmi rinunciare ad altri valori o pseudo-valori! La preghiera non è un’equazione matematica e non è neppure un privilegio riservato a pochi. La preghiera è amore, e l’amore non dipende né dal grado di istruzione, né dalle doti o dalle capacità di una persona. Ad amare si impara amando: tutta la vita – nelle piccole o grandi circostanze di ogni giorno – è una scuola di amore.
E non c’è neppure un momento in cui non sia più possibile ricominciare ed imparare.
Lunghi anni passati senza pregare rattrappiscono le nostre facoltà, ci allontanano da Dio, ci inaridiscono spiritualmente e spengono in noi il desiderio, ma viene per tutti il momento in cui Dio stesso riaccende questo desiderio, e allora è possibile ricominciare (o incominciare!).
