Credere in Cristo significa mantenere il cuore puro, perché chi accoglie Dio in sé accoglie la fonte primaria della bellezza e quindi della purezza. Sant’Agnese per la tradizione è proprio l’icona di una fede che rende puri e belli – e quindi profeti – agli occhi del mondo. Figlia di una famiglia patrizia romana, a 12 anni fu vittima della persecuzione scatenata dall’imperatore (forse Decio nel 250 o Diocleziano nel 303) contro i cristiani. Un giovane si era invaghito di lei ma venne respinto, perché Agnese aveva scelto di consacrare a Dio la propria verginità. Venne così denunciata come cristiana e condannata: fu esposta nuda nei pressi di quella che oggi è piazza Navona, ma nessuno poté avvicinarsi. Un uomo che aveva provato a toccarla era morto, anche se era tornato in vita
poco dopo per intercessione della stessa martire. Cercarono di ucciderla gettandola nel fuoco, ma le fiamme si estinsero lasciandola illesa; infine venne uccisa con un colpo di spada alla gola, come un agnello. La figura di Agnese ha rappresentato l’innocenza giovanile, la mite e determinata inclinazione al bene, la forza intrepida della fanciulla che sboccia alla vita e non tradisce minimamente quello che ama, illuminata dalla fede e dalla saggezza. L’ostinazione, caratteristica dell’adolescenza, può tramutarsi in visione cosciente della realtà della vita, allorché è illuminata dalla sapienza e dalla nobiltà d’animo: molti fatti esemplari narrano di adolescenti, giovani, che hanno saputo affrontare i pericoli e la morte con coraggio, forza e determinazione, che stupiscono considerando la loro età.
Agnese mantiene anche l’incanto di una bontà naturale, di una bellezza illuminata dalla Grazia, dalla naturale benevolenza e innocenza che disarmano nella figura di una fanciulla.
