Affermare che “siamo tutti fratelli” non può essere soltanto un “modo di dire”, ma deve diventare un obiettivo che modella il nostro stile di vita. È molto facile, nel sentire comune, interpretare questo richiamo alla fratellanza come l’affermazione di un’indistinta uguaglianza, che dovrebbe superare le differenze nel segno di una generica “umanità”. In realtà, una simile concezione “monolitica” è quanto mai distante dalla variopinta volontà con cui, fin dall’inizio, ha operato il Dio di Gesù Cristo, che tutto ha creato «secondo la propria specie» (cfr. Gen 1). La Scrittura stessa ci rivela l’autentica verità di questa fratellanza universale. Lungi dal voler livellare la differente umanità presente in ciascuno (si pensi all’uniforme schiavitù di Babele in Gen 11), essere fratelli significa riconoscersi generati da un’unica origine, che custodisce e ama la nostra singolarità, affinché ciascuno possa, nella propria libertà, vivere e testimoniare la propria fede in Gesù Cristo (si pensi al racconto di Pentecoste di At 2,1-11).
