Matteo apre la sua Passione con il Monte degli Ulivi e chiude il suo Vangelo con un misterioso Monte di Galilea dove Gesù fissa un ultimo appuntamento ai suoi discepoli.
Questa scelta si comprende bene nell’intero racconto della Passione di Matteo, dove l’evangelista ha la costante preoccupazione di spingere avanti lo sguardo del lettore: Gesù indirizza i suoi discepoli, per un incontro già anticipato fin dalla notte dell’ultima cena.
È verso questo monte, da cui partirà l’annuncio del Vangelo per il mondo intero, che Matteo spinge il nostro sguardo. Nel suo Vangelo la croce sarà una porta aperta verso la risurrezione e verso la missione che Gesù affida ad ogni credente. Matteo conclude il suo Vangelo con un racconto molto solenne, sull’ultimo monte del cammino evangelico, il monte fissato da Gesù per l’inizio di una nuova e perenne comunione con Dio.
In quest’ultimo monte l’umanità incontra Dio in Gesù ed è un incontro che non ammetterà più separazioni. Questo monte dice che tutto il Vangelo di Matteo ha avuto come obiettivo di indicare la via della comunione perenne con Dio, una comunione che si realizza soltanto attraverso una comunione con Gesù risuscitato nella forza dello Spirito Santo.
Mai come in questo caso il monte ha un valore simbolico nel Vangelo di Matteo.
La Galilea simboleggia chiaramente l’apertura al mondo pagano (Is 4, 12-16).
Il monte è il luogo dell’incontro e della comunione con Dio. In questo ultimo monte, Matteo riassume tutti i monti del suo Vangelo. Ogni esperienza di incontro con Dio non è stata altro che una preparazione di questa esperienza definitiva: incontrare Dio in Cristo risorto e presente nella sua Chiesa, in mezzo all’assemblea dei suoi fratelli.
È dall’incontro con il risorto che traiamo la forza di vincere la tentazione, perché è lui che ha vinto definitivamente il male. È dall’incontro con il risorto che le Beatitudini diventano una realtà e non una utopia, perché la vittoria che Gesù annuncia per i poveri si è realmente compiuta. La preghiera trova nel risorto la via privilegiata per entrare in comunione con il Padre, la Chiesa si sente chiamare Comunità di fratelli.
Il pane, comunicazione di vita e di vita eterna, trae la sua forza dall’incontro con il risorto.
È con il suo corpo risorto che noi facciamo “comunione”.
Questo incontro che era stato prefigurato nella trasfigurazione ed ora la nostra speranza di vita eterna ha in Cristo risorto la concretezza di una prova. “La vita eterna esiste e noi l’abbiamo veduta e l’annunciamo” diranno i discepoli. È questo Signore risorto, che giudica non solo la città di Gerusalemme dal monte degli ulivi, ma giudica il mondo intero e porta alla chiara divisione fra chi lo accoglie e diventa parte dei fratelli e chi lo rifiuta e cerca di ucciderlo anche nella fede e non solo nella carne. Ma il Risorto non può essere ucciso, perché ha definitivamente vinto la morte. L’annuncio del giudizio è dunque annuncio di speranza e di salvezza. I discepoli si prostrano dinanzi a Gesù esprimendo finalmente la loro fede, anche se pur in questo gesto ci sono alcuni che dubitano. Matteo sottolinea per l’ultima volta che la fede è il luogo dell’impegno ed insieme del dubbio. La fede non cancella la fatica del credere, l’impegno costante di uscire dal dubbio verso la luce della risurrezione. Ma questo dubbio non spaventa Gesù che continua a confidare in questi uomini, che restano poveri e dubbiosi anche se illuminati dalla risurrezione e dalla potenza dello Spirito del Risorto. Gesù continua nonostante questa debolezza a confidare a noi e a loro l’immensa missione della evangelizzazione del mondo. È infatti nel corso del cammino di annuncio che essi giungeranno giorno per giorno a vincere la sfida della fede. Non è con una fede adulta che si annuncia il Vangelo, ma è con una fede in crescita che si annuncia e l’annuncio fa crescere la fede.
Gesù ha avuto da Dio ogni potere, la sua vittoria non è simbolica, è reale, la salvezza è certa ed i cristiani debbono andare ad annunciare il vangelo con l’ottimismo di chi sa che Gesù ha vinto il mondo. È in base a questa vittoria che veniamo inviati, non a vincere noi, ma a contemplare la grandezza di Dio che appare nei cuori, vincendo il male. Qui comincia la salvezza, con questa carica piena di speranza che siamo chiamati a portare. Ciò che l’angelo aveva promesso nell’annuncio a Giuseppe all’inizio del Vangelo ora si compie: Gesù è il Dio con noi . Gesù è Dio con noi, in lui la comunione con Dio diventa una realtà.